il Libro

parte I - capitolo XX


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Come aveva saputo fare altre volte Federico s'era imposto, al di fuori della frequenza scolastica, una vita di clausura che aveva finito col giovargli nello studio. In un paio di settimane aveva recuperato nella preparazione, se l'era cavata egregiamente nelle interrogazioni ed era vicino alla sufficienza in tutte le materie tranne che in greco. Ma c'era ancora tempo per farcela, almeno sperava.
Gli era costato molto sacrificio perché alla pesantezza dell'applicazione s'era aggiunta, questa volta, la rinunzia alla lusinga dell'amore. Proprio lo sforzo di volontà che aveva dovuto compiere nelle interminabili sere d'inverno per impedirsi di uscire di casa alla ricerca di Norina lo aveva infine convinto che della ragazza s'era irrimediabilmente innamorato.
Non ne era felice, perché la sapeva fidanzata, la riteneva ambigua e in ogni caso più spregiudicata di quanto a lui piacesse. Aveva, oltre alla bellezza fisica, tutte le caratteristiche che la rendevano desiderabile per un rapporto effimero, anche perché era intelligente, spiritosa e straordinariamente abile a variare gli atteggiamenti secondo opportunità. Tuttavia il sentimento che s'era impossessato di lui lo soggiogava già sino a fargli pensare che, dopotutto, non era da escludere che Norina avesse cominciato a ricambiarlo sinceramente.
Al termine della volontaria quarantena esultò, quindi, nell'apprendere da Michele, a sua volta ben contento di rivederlo, che Norina gli aveva chiesto di lui.
«Mi ha detto testualmente: 'Federico è scomparso, se n'è andato interrompendo un discorso che mi sta molto a cuore.' Sembrava convinta e anche Paola ha insistito per avere tue notizie.»
Di lì a poco videro Paola al braccio della bella signora alta che aveva tutto l'aspetto d'essere la madre. La ragazza si voltò a guardare Federico con espressione di lieta sorpresa.
Dopo meno di un quarto d'ora riapparve, non più in compagnia della madre bensì di Norina, che rivolse a Federico un sorriso smagliante.
Come poteva aver pensato di dimenticarla? Di dimenticare i suoi capelli, la sua voce, i suoi occhi? Il mantello arancione, inconfondibile fra la folla, polarizzava l'attenzione di tutti ma per Federico era una lama di luce.
Le seguirono nella solita stradina.
«Norina, non sai quanto sono felice di rivederti, fammi stringere la tua mano fra le mie, l'ho desiderato moltissimo.»
«Anch'io sono contenta, davvero. Dove sei stato tutto questo tempo?»
«Te lo dirò, ma non ora. Tu, invece, dimmi com'è andata quella sera.»
«Dopo che hai lasciato il cinema? Lui, Eugenio, era molto irritato per non avermi trovata a casa e se ne è lamentato troppo vivacemente. Mi sono infuriata anche io e gli ho detto che era meglio finirla.»
«Davvero?!? E me lo dici così?»
«Non è che sia molto soddisfatta di me, far soffrire chi mi vuoi bene non mi piace, e forse corro il rischio d'essere mal giudicata anche da te. Ma tu, almeno, dovresti capirmi.»
(...)