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parte II - capitolo LI
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«Si è messo con un'altra, una contadina» gli aveva detto la madre con la consueta espressione dolente accompagnata da una smorfia di disgusto. Federico aveva taciuto. La salute di Luigia s'era giovata della terapia omeopatica prescritta da un cardiologo napoletano, ma anche se i disturbi avevano perso d'intensità e di frequenza, l'aspetto della donna era ormai quello di una vecchia logora e affranta, ridotta pelle e ossa.
Girolamo Cerioni aveva invece riacquistato le sembianze vigorose. I capelli gli si erano diradati e imbiancati sulle tempie ma la sua mascolinità ne sembrava accresciuta. Spesso accusava bruschi cambiamenti di umore ma quando era sereno trovava anche il modo di aprirsi a squarci di allegria e di giovialità che ricordavano il passato.
Federico poteva capire come il padre avesse ormai fuori della famiglia i suoi maggiori interessi. Era un uomo uscito da una crisi profonda che, probabilmente di sola natura morale, gli aveva però fatto temere l'irreversibile declino organico. Recuperata l'efficienza fisica voleva evidentemente sfruttarla al massimo perché l'avvertimento sulla caducità della potenza virile non andasse perduto.
Un giorno erano tornati su un vecchio discorso:
«Ma perché non sei più prudente? Non c'è bisogno che tutti sappiano quello che fai, e meno degli altri ne ha bisogno mamma» gli aveva detto Federico.
«Quello che faccio non vado mica a raccontarlo in giro» aveva risposto l'altro. «Ma non potete pretendere che alla mia età mi comporti come un ragazzino che ruba la marmellata di nascosto.»
Non aveva tutti i torti e il giovane, non volendo avere l'aria di convenire, aveva replicato:
«C'è un'altra cosa che dovresti evitare: l'insistenza ostinata con le donne che non ci stanno. Ricordi l'amica di mamma che recentemente ha frequentato casa nostra per qualche giorno? Le hai fatto una corte sfacciata, anche un po' grossolana. A parte il dolore e l'imbarazzo di mamma abbiamo dovuto assistere anche alle scene di esplicito fastidio di quella donna. Ma perché insisti così? Mi devi perdonare, ma penso che sia anche una questione di dignità. Non ci fai una bella figura, con una che non ne vuole assolutamente sapere.»
Girolamo l'aveva guardato con aria di affettuoso compatimento prima di rispondergli:
«Hai ancora molto da imparare.»
Federico s'era piccato:
«Che cosa, che l'insistenza paga? Ma se il gioco lede la dignità allora ti dico che non c'è pagamento che risarcisca.»
Il padre s'era fatto serio. Poi gli aveva detto a voce bassa:
«Allora, Federico, non posso che dispiacermi che tu non possegga l'esuberanza di tuo padre.»
(...)