il Libro

parte I - capitolo III


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Federico sapeva d'essere un buon fascista. Malgrado la propaganda di regime volesse fare intendere che il partito si identificava da tempo, ormai, con il popolo, era noto che questo non era completamente vero neanche dopo la proclamazione dell'impero, che del fascismo aveva rappresentato l'apogeo. Un tredicenne Carlo Marino (centro) durante l'addestramento estivo a Centocelle, RomaFinanche fra i più giovani s'accendevano discussioni su "fascista sì, fascista no". Cosa voleva dire, essere fascista? Federico non si poneva il problema, da sempre aveva creduto nella grandezza della patria e nella naturalezza di un processo di formazione della coscienza nazionale. Essere fascista significava credere in Mussolini. Federico aveva dubbi, però, sugli aspetti attraverso i quali la coscienza fascista dovesse manifestarsi. Alcuni anni prima, era ancora balilla, aveva disertato l'adunata del sabato; il suo corpo si era sviluppato precocemente ed egli, che già vestiva i pantaloni lunghi, aborriva i corti calzoncini grigioverde della divisa, che mettevano a nudo le sue magre gambe di adolescente. La sua precocità non era stata soltanto fisica, a dodici anni aveva già avvertito l'attrazione verso l'altro sesso. Quel sabato s'era recato alla Casa del Balilla a tarda sera, quando nell'ampio padiglione sostavano ancora le Giovani Italiane: gli piaceva starsene a guardarle, vederle correre, sentirne le voci. Era affascinato da quelle espressioni di femminilità incipiente, incuriosito da quel modo di essere così diverso dal proprio. La contiguità anche soltanto visiva gli procurava uno strano piacere. Un paio di graduati dell'avanguardia giovanile lo avevano sorpreso mentre se ne stava in quell'estatica contemplazione. «Che ci fai qui? E perché sei in borghese?» lo avevano aggredito. «Cerco mia sorella, dev'essere qui all'adunata» aveva inventato. «Perché non indossi la divisa?» aveva insistito uno dei due. «L'adunata della mia squadra si è già sciolta. Ho fatto in tempo a cambiarmi» aveva continuato a inventare.
(...)