il Libro

parte seconda - capitolo sessantanovesimo

◄ [b] pagina precedente

Altre pagine presenti nella sezione "il Libro":
guida alla lettura, presentazione, parte prima, considerazioni.


Capitoli presenti nella prima parte:

51 - 52 - 53 - 54 - 55 - 56 - 57 - 58 - 59 - 60

61 - 62 - 63 - 64 - 65 - 66 - 67 - 68 - 69


I De Novellis lo accompagnarono alla partenza e con lui attesero che si facesse la mezzanotte, quando il treno si mise in movimento. Con forzata allegria avevano tentato, tutti e tre, di superare la mestizia del commiato acuita dall'ora, dalla temperatura gelida e dalla desolazione della stazione quasi deserta.
Mentre il treno acquistava velocità Federico continuò a fissare la coppia che, girate le spalle, si avviava lentamente all'uscita. De Novellis s'appoggiava pesantemente alla moglie e camminava facendo dondolare il corpo massiccio, con il capo ripiegalo sul petto. Lo vide detergersi gli occhi con il fazzoletto e si sentì colpevole di non avvertire un'emozione di pari intensità.
Si fermò a Salerno poche ore, giusto il tempo di abbracciare Luciana, e riprese il viaggio verso il sud trascorrendo in treno la seconda notte consecutiva. Il convoglio traghettò all'alba e più tardi Federico si presentò alla sede di Messina del Banco. Fu ricevuto dal capo del personale che senza preamboli gli chiese:
«Lei conosce il tedesco?» >
«No, soltanto il francese scolastico.»
L'altro si aggrondò:
«Male, molto male. Avevamo chiesto alla direzione generale di assegnare all'agenzia di Capo d'Orlando un elemento che conoscesse il tedesco! Il più importante cliente dello stabilimento esporta in Germania e da molto tempo ci sollecita la presenza di qualcuno che possa aiutarlo a tenere i rapporti con i suoi corrispondenti. Lei, sotto questo riguardo, non ci sarà di nessun aiuto.»
Lo accompagnò dal direttore, entrambi gli fecero gli auguri di buon lavoro e, dopo averlo avvertito che l'agenzia aveva molto lavoro ed esigeva grande applicazione, lo invitarono a raggiungerla nella stessa giornata. Federico mangiò un panino e, con il primo accelerato in partenza, coprì gli ultimi cento chilometri di ferrovia prima di giungere alla piccola stazione chiusa tra il verde a breve distanza dal mare.
Erano quasi le cinque della sera e l'aria già imbruniva. A quell'unico viaggiatore sceso dal treno si accostò un ometto con un berretto a visiera sul capo e Federico gli indicò la pesante valigia dicendo:
«Mi porti in albergo.»
«Ce ne sono due. A quale vuole andare?»
«Il migliore.»
(...)