il Libro
parte seconda - capitolo sessantaduesimo
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Capitoli presenti nella prima parte:
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Le notizie non tardarono ancora molto. Giovanni gli capitò in casa, una mattina in cui il tempo aveva scelto di rispolverare inaspettatamente un sole radioso, e Federico esultò di gioia: «Sono tornate?»
«Sì, sono tornate» confermò Giovanni. Aveva un'aria mesta. Beh, era un introverso, non facile agli entusiasmi!
«Quando, ieri sera, questa notte?»
L'altro esitò:
«Da un paio di giorni.»
Capiva. Neanche per loro era facile la ricucitura. Si informò:
«Luciana si è diplomata?»
«No, non ce l'ha fatta.»
Era un bene, era un male? Federico non indugiò a cercare una risposta. Si mosse verso le altre stanze dicendo in fretta:
«Mi metto in ordine e scendiamo. Vengo a Salerno con te.»
L'altro lo fermò.
«No, aspetta. Ho un compito ingrato. Ecco, qui sono le tue lettere a Luciana. Dovresti restituirmi le sue.» Gli porgeva un pacchetto.
«Che significa? Che vuoi dire?»
«Che fra te e mia sorella è tutto finito, questo vuoi dire.»
Federico respirò profondamente, poi rise.
«Dunque, è ancora risentita, non è così? O è tua madre che lo vuole?»
«Mia madre è d'accordo ma la decisione è di Luciana.»
«Tua madre non mi sorprende, ma Luciana agisce per risentimento.»
L'imbarazzo di Giovanni cresceva:
«Non è come credi. Mia sorella sa quel che fa e mia madre ne è anche dispiaciuta.»
«Allora tua sorella deve dirmelo personalmente che non vuole più saperne di me!» Ora sentiva montare la furia e aggiunse: «Non può decidere anche per me. Mi deve spiegare. Verrò a Salerno e lei dovrà spiegarsi.»
Fu impressionato dall'accoramento con il quale l'altro lo esortò:
«Federico, è inutile, non venire. Non vuole più vederti.» Distolse gli occhi prima di proseguire: «È finita, Federico, fattene una ragione.»
«Dobbiamo essere in due a dirlo! Soltanto allora...»
Giovanni alzò le spalle. Gli porse di nuovo il pacchetto che aveva tra le mani:
«Le lettere...»
«Fammi la cortesia di portarle indietro. Non le voglio né intendo darti le sue.»
L'altro si strinse di nuovo nelle spalle. Si avviò all'uscio e voltandosi lo esortò ancora, sommessamente:
«Non venire.»
(...)

