il Libro

parte prima - capitolo primo

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Capitoli presenti nella prima parte:

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Un giorno accadde - cosa invero strana - che un rospo s'invaghisse di una rana e dal connubio - veramente pazzo - nacque Toni Bregaglia - professor del...
Man mano che entravano nell'aula di fisica i ragazzi si affollavano davanti alla lavagna sulla quale campeggiava la scritta e quelli che si attardavano nel corridoio si affrettarono a raggiungerli richiamati dal crescente clamore. In breve l'aula risuonò di grida assordanti: «Sei stato tu!», «Magari!», «L'hanno pittato!», «Ma quando l'hanno scritto?», «E se fosse entrato prima il professore?», «Peccato, sarebbe stato magnifico!», «Vogliamo conoscere l'autore!», «È stampatello, potrebbe essere stato chiunque», «Sì, ma dei nostri!», «E se l'avessero sorpreso?», «Ne ha avuto, però, di coraggio!».
Una voce sovrastò le altre: «Chiunque sia stato, merita un applauso!» e l'applauso venne, fragoroso. Non se ne era ancora spenta l'eco quando qualcuno che prudentemente s'era affacciato sul corridoio lanciò un avvertimento concitato: «Eccolo, Bregaglia sta arrivando.»
Il capoclasse cancellò alla meglio il lubrico epigramma sfregacciandolo con la cimosa mentre ognuno guadagnava di corsa il proprio posto nei banchi dell'emiciclo. Bregaglia fece il suo ingresso, accolto da un silenzio assoluto. Reggeva il registro di classe e fumava un mezzo sigaro che emanava un odore forte e sgradevole. Professore di scienze naturali, faceva uso del tabacco contro i propri convincimenti e, benché fumasse anche sigarette, in pubblico preferiva il sigaro come per fare espiare agli altri, con l'appestamento dell'ambiente, il vizio che non perdonava a se stesso.
Corpo massiccio sormontato da un cranio lucido per calvizie ippocratica, labbra tumide perennemente screpolate, mani nodose, occhi scuri e penetranti che lampeggiavano quando il sorriso infido stirava la bocca sui denti da lupo, Bregaglia appariva quello che era, un ex esploratore amazzonico reinglobato in una civiltà a lui palesemente stretta.
Salì sulla pedana e sedette dietro il suo tavolo guardando in giro con occhio torvo. Il sospetto che avesse udito il loro chiasso irrigidiva gli allievi, che lo temevano anche fisicamente. Qualcuno di loro, negli anni che stavano per seguire, avrebbe ricordato addirittura con simpatia la sua figura, ma in quella primavera inoltrata del 1942 nessuno degli studenti che frequentavano il liceo classico Torquato Tasso di Salerno si considerava al riparo della perfidia dello "zio Toni", come egli stesso usava definirsi.
Lo conoscevano come docente inflessibile e uomo che ignorava la clemenza.
Sapevano che giovanissimo era stato fascista della prima ora e aveva partecipato alla "marcia".
(...)