il Libro

parte seconda - capitolo cinquantottesimo

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In due anni Federico riuscì a dare quasi tutti gli esami e cominciò a preparare la tesi di laurea su un argomento che l'appassionò per l'attualità nel mezzo della lotta politica che infuriava dall'avvento della Repubblica: Sistema economico liberista e sistema economico socialista. Sperò di laurearsi entro il previsto quadriennio.
I risultati gli avevano restituito fiducia in se stesso ma la ritrovata tenacia gli proveniva dall'ansia di sistemarsi e sottrarre il rapporto con Luciana ai pericoli che lentamente ma inesorabilmente avevano preso a insidiarlo. Doveva accelerare i tempi, fare in fretta. Si amavano intensamente ma nella famiglia di lei, dopo la breve serenità seguita alla sistemazione in un grazioso appartamento nel nuovo quartiere del Torrione, la situazione s'era fatta sempre più difficile.
Giovanni, in virtù dei propri meriti di guerra, aveva trovato lavoro al Comune e non aveva tardato a sposarsi con una coetanea conosciuta prima della chiamata alle armi, sistemandosi in casa dei genitori in attesa dell'assegnazione di un proprio alloggio. Erano trascorsi nove mesi e la coppia aveva avuto una bambina.
Da allora i problemi di Federico si erano moltiplicati. La madre di Luciana, godendo della felicità del figlio e sforzandosi di preservarla, era divenuta sempre più insofferente ad altre preoccupazioni. Non risparmiava alla figlia il proprio rancore per il suo mediocre andamento scolastico e ne riteneva responsabile Federico. L'aggravio degli impegni domestici conseguente alla nascita della nipotina aveva inoltre esacerbato il suo malumore per il modesto apporto della figlia a causa delle limitazioni provocate dal rapporto col fidanzato.
Da ultimo era sopraggiunto il timore che l'ormai imminente collocamento a riposo del marito dovesse provocare incertezze economiche alle quali non era abituata.
«Tra poco vivremo soltanto di pensione e non ci sarà da stare allegri. Luciana deve diplomarsi e cominciare subito a lavorare.»
«Luciana non lavorerà» aveva risposto Federico. «Non se dovrà sposare me» aveva aggiunto categorico.
«E allora sposatevi!» aveva sorprendentemente esclamato l'altra. Federico aveva taciuto. L'uscita paradossale nascondeva pensieri che apparivano minacciosi.
II proposito di impedire a Luciana di orientare i propri comportamenti verso quelli di lui era ormai esplicito come era evidente la rivendicazione della sua incontrastata disponibilità. Il fratello, prima di sposarsi, aveva trascorso una decina di giorni a Caserta, ospite dei futuri suoceri, e aveva voluto portare la sorella con sé. Federico aveva cercato di opporsi dicendo alla madre:
«Quando si fidanza una figlia non se ne può più disporre liberamente! L'impegno verso il fidanzato va rispettato.»
La risposta della donna era stata perentoria:
«Finché mia figlia si chiama Megara farà quello che vogliamo noi.»
(...)