il Libro

parte seconda - capitolo cinquantacinquesimo

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Ascoltava Goffredo che parlava con decisione in lui insolita:
«Ci sposiamo, l'ho detto a mia madre. Tra alcuni mesi compio ventuno anni
e lo farei in ogni caso, tanto vale che lei si rassegni subito e ci tenga in casa, in
attesa che io trovi un lavoro.»
Goffredo, detto "Ciccio" per via del grosso corpo adiposo, aveva il volto paffuto che conservava la rubiconda espressione dell'adolescenza in conflitto con la virilità adombrata dalla peluria sul labbro superiore.
Era orfano del padre, un sottufficiale dell'esercito che aveva partecipato alla campagna d'Etiopia e che dopo la proclamazione dell'impero era rimasto laggiù, smessa la divisa, per avviare una piccola impresa di costruzioni. Era stato un uomo che aveva creduto nel fascismo e nelle sue promesse di un posto al sole, e che sotto il sole africano era morto, trucidato nel corso di un episodio rimasto avvolto nel mistero e del quale il figlio conservava alcune sbiadite immagini fotografiche che ritraevano un cadavere gonfio e irriconoscibile.
La vedova, per arrotondare la misera pensione, aveva preso ad affittare decorosamente alcune stanze della sua casa e aveva allevato quel figlio cresciuto oltre misura, famelico e inconsolabile per la perdita del padre.
Aveva frequentato anche lui il liceo Tasso da pendolare e da allora era rimasto amico di Federico; era di carattere mite e di buona compagnia.
Si era invaghito di una ragazza di modeste condizioni che abitava nello stesso stabile, in un basso del cortile interno. Molto graziosa, assomigliava vagamente all'attrice Ida Lupino, aveva qualche anno più di lui ed era piccola, minuta, sicché formavano una coppia teneramente sproporzionata. Per Goffredo era il primo amore e vi aveva riversato tutti i bisogni del cuore. Lei, invece, era già stata a lungo innamorata di un aitante giovane che, imbarcato su un cacciatorpediniere all'inizio delle ostilità, aveva incontrato rapida fine nelle acque di Punta Stilo. Goffredo non si era mai arreso ai suoi dinieghi e finalmente l'aveva convinta a superare il rimpianto del marinaio e a legarsi a lui.
«Siamo come il fuoco e la paglia» spiegò. «Ci riesce sempre più difficile controllarci quando siamo nell'intimità. D'altra parte né io né lei vogliamo mancare di rispetto alla sua famiglia, che è modesta ma ha orgoglio da vendere. Dobbiamo sposarci, e dobbiamo farlo al più presto.»
«Allora è una questione di sesso» osservò Federico e Goffredo lo guardò con meraviglia:
«Anche, certo. Vogliamo... consumare, si dice così?» «Si dice anche così. Ma non sarebbe meglio che aspettassi di trovare una sistemazione, che evitassi di contrariare tua madre?»
«Ah, ma allora non vuoi capire!» Goffredo continuava a stupirsi. Chiese: «Possibile mai che, con la tua esperienza, tu non voglia capirmi! Lo fai apposta? O davvero non ti è mai capitato di innamorarti fino al punto di non desiderare altro che andare a letto con lei?»
(...)