il Libro
parte seconda - capitolo cinquantanovesimo
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Capitoli presenti nella prima parte:
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Nuccio cercò con lo sguardo il professore Sercia tra la folla di deputati che rumoreggiava nel Transatlantico in attesa di tornare in aula. Individuatolo lo raggiunse e lo trasse in disparte.
«A Salerno la polizia ha fatto uso di manganelli per disperdere qualche assembramento. S'è trattato dì episodi isolati e tuttavia il risentimento sta già diffondendosi.»
Sercìa sorrise soddisfatto:
«Siamo soltanto all'inizio. L'agitazione sta dando i suoi frutti, il governo ci spiana la strada. Non si rende conto che vietando gli assembramenti fomenta la ribellione.»
Girardelli era perplesso:
«L'idea dello scontro fisico non mi attrae.»
«Forse ci arriveremo e forse no. Può darsi che la mobilitazione della massa con la proclamazione dello sciopero generale sia sufficiente a mettere in crisi il governo, come è successo a febbraio in Cecoslovacchia, e sia possibile ribaltare sul campo i risultati del 18 aprile. È comunque una carta da giocare.»
«Con gli americani in casa?»
«Questo è il punto. Dobbiamo agire con prudenza ma anche con fermezza. L'attentato a Togliatti è una cosa ignobile, è una violenza che forse nasconde rigurgiti e, se non è opera di uno squilibrato, rappresenta un attacco alla democrazia. Non possiamo restare inerti.»
«Non c'è nessun dubbio. Spero tanto, però, che non sia necessario arrivare ai moti di piazza.»
«Lo speriamo tutti. Ma ancora una volta sarà il popolo a deciderlo, e stavolta il martirio sta dalla nostra parte. Noi non commetteremo l'errore di un secondo caso Masaryk.»
«Ma non è stato un suicidio?»
«Sicuramente. Ma è stato provocato, e noi non dobbiamo giungere a questo, Non che per i cecoslovacchi non sia stato un bene, Masaryk era un reazionario, un nemico del popolo, meritava di scomparire.»
Nuccio si ripeté:
«Spero proprio che non sia necessario ricorrere alla violenza.»
(...)

