il Libro
parte seconda - capitolo sessantaquattresimo
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Capitoli presenti nella prima parte:
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Si laureò a dicembre e, iscrittosi all'albo dei praticanti procuratori legali, si presentò all'avvocato Turco, avviato penalista del foro salernitano, chiedendogli di fare pratica nel suo studio. L'altro riflette un solo istante:
«Hai detto di essere di Cava dei Tirreni, vero?»
«Esatto.»
«Bene, ho appunto qualche causa presso quella pretura. Si può fare.»
«Grazie, avvocato, ma io vorrei anche frequentare il tribunale.»
«Certamente, potrai venire tutte le volte che vorrai, quando avrò udienza ci vedremo lì.»
Stava per congedarlo senza altre indicazioni quando lo avvertì sbrigativamente:
«Naturalmente potrai patrocinare personalmente, in pretura, le cause che procurerai allo studio. Resta inteso che la parcella verrà a me.»
«Anche quella di eventuali vertenze civili?»
«No, quella sarà tua se difenderai in proprio. Nel civile non ti darò alcuna assistenza.»
Discusse in pretura un paio di cause, una di sfratto e l'altra per l'esazione di un credito. Dalla prima non ricavò alcun onorario e la transazione della seconda gli fruttò cinquemila lire compensative, in buona parte, delle spese anticipate. Si rese conto che la potenziale fascia di clientela era unicamente quella che si accontentava di un esordiente allo scopo di pagarlo il meno possibile o niente del tutto.
Un giovane, che gli era stato compagno di scuola ai tempi del ginnasio, un giorno lo cercò.
«Ho saputo che fai l'avvocato. Io mi trovo in un guaio e ho bisogno appunto di un legale.»
«Di cosa si tratta?»
«Nel 1945 sono stato ingaggiato dagli alleati, come tanti altri, per la sorveglianza di un deposito militare nella campagna di Pontecagnano. Ciascuno di noi aveva l'incarico di tener d'occhio un settore della recinzione per impedire intrusioni o sottrazioni. Una volta uno degli altri mi ha proposto di partecipare alla sottrazione di alcuni copertoni di autocarro limitandomi a non dare l’allarme. Tu ricordi quei tempi, si faceva la fame, tuttavia mi sono rifiutato, più per paura, a dirti la verità, che per altro.»
«Ebbene?»
«I copertoni li hanno fatti sparire senza che io nemmeno me ne avvedessi. L'ho capito il giorno dopo, quando quel tizio è tornato da me e mi ha regalato una bottiglia di liquore.»
«Ti ha detto perché?»
«Non era necessario, ti pare?»
«Già. E tu hai accettato il regalo?»
«Purtroppo!»
«Ahi!»
(...)

