i racconti - Nemmonnemmai

Ares contro Eros


Afrodite tentò di schermirsi:
Quale interesse hai a sapere chi è tuo padre? Pensa a te stesso come fa ognuno di noi e non occuparti di altro”.
Eros non badò all’esortazione e insistette:
Ho bisogno di saperlo! La storia della nostra stirpe è una lotta senza tregua tra padri e figli e, per rispetto della missione a me affidata, vorrei evitare di perpetuarla. Sarebbe strano che rinunziassi alla mia natura unicamente verso i lombi dai quali discendo e per essere certo di evitarlo ho bisogno di sapere con chi mi hai generato. Allora, dimmi, chi è mio padre?”.
La dea sbuffò:
Anche indagare sul mio passato non è da te, non è certo un atteggiamento amorevole”.
Mamma, io ti amo e lo sai bene, non posso fare altrimenti. E non ho alcuna intenzione di indagare sul tuo passato, che del resto riempie le cronache dell’Olimpo. Desidero soltanto avere una conferma alla mia speranza di non essere figlio di Ares come invece si dice in giro”.
E perché hai questa speranza?!? Cosa ti spinge?”.
Il fatto è che tra lui e me esiste un antagonismo inconciliabile, siamo così profondamente diversi che non stento davvero a credere falsa la voce che lo vuole mio padre. Egli predica la violenza, io diffondo l’amore”.
Va bene, siete diversi, e allora? Ciascuno può restare quello che è”.
Non è così, mamma. Ares vuole distruggermi, se fossi davvero suo figlio farebbe volentieri come Crono, mi divorerebbe. Ma ha commesso in ogni caso l’errore di farmi crescere troppo e io non posso fare a meno di difendermi. Per combatterlo contro la mia stessa natura debbo almeno escludere di dovergli riguardo filiale. Sono fatto così, lo sai”.
La madre non si turbò, la sua bellezza era al disopra di ogni emozione. Disse:
In verità ignoro io stessa chi sia tuo padre. Cosa vuoi? Di tutti ho provocato l’amore, ancor prima di metterti al mondo. No, non ho alcuna certezza”.
Dunque, non puoi escludere che io sia figlio di Ares?”.
No, non posso escluderlo”.
In quel momento, da quell’incertezza, veniva segnato il destino degli uomini.
Era vero che da tempo Ares aveva piene la scatole di quel bel giovane che voleva spegnere le guerre infiammando i cuori di solo amore, e non gli importava che il ragazzo potesse essere suo figlio. Doveva annullarlo, assolutamente! Ne andava di mezzo la sua posizione, il suo prestigio, il suo avvenire. Con Zeus non gli era possibile confrontarsi, era inattaccabile, ma doveva e poteva guardarsi dalle insidie che gli venivano dal basso! Lo stesso Zeus, però, l’aveva ammonito:
Niente mattane, non è più quel tempo. Il fato governa anche me ma il compito di mettere ordine tra voi è mio, sono io il vostro moderatore, non lo dimenticare se non vuoi fare la fine di Efesto. Se vuoi evitare che qualcuno ti scalzi devi limitarti a fronteggiarlo senza fargli del male, non dimenticarlo!”.
Ares si consigliò con Atena che gli fece osservare:
Ti preoccupi senza motivo, Eros non è tuo competitore, anzi! Oltre alle frecce con punta d’oro, che provocano spasimi di passione, ha nella faretra anche dardi con punta di piombo, che tolgono la capacità di amare. E sai cosa fa, il birbante? Spesso usa punte diverse nei confronti della stessa coppia e allora sono guerre, guerre d’amore, angoscianti e terribili”.
Be’, sono soltanto scaramucce private” obiettò Ares “No, non ci siamo, Eros usa l’arma dell’amore e a me non sta bene. Io debbo metterlo fuori gioco, l’umanità deve combattersi, non amarsi! Debbo annullarlo senza usare violenza ma io conosco la forza, non l’astuzia. Cosa mi consigli?”.
Atena parteggiava per la ragione e non stette a pensare molto:
L’arma di Eros per essere efficace si avvale della vulnerabilità umana. I terricoli, per darsi una regola, hanno inventato virtù, onestà, pudore, sincerità e via dicendo. È cosi che si sono indeboliti, e Eros ne approfitta. Sulla terra non si parla d’altro...”.
Ma non posso correre dietro tutto questo ciarpame!” esclamò Ares comprendendo quel che gli stava suggerendo la sorella “L’uomo ne inventa una nuova ogni giorno e non posso trascorrere il mio tempo inseguendo i suoi deliri!”.
Non sarà necessario” sorrise Atena “Basterà che tu uccida una sola di queste sue fantasie e l’umanità intera sarà più simile a noi e meno docile ad Eros”.
E quale fantasia sarebbe, delle tante?”.
La vergogna, Ares, la vergogna. Uccidi la vergogna e l’uomo sarà libero di esserti schiavo”.
Ares segui il consiglio e con un sol colpo, di fatto, vinse il suo giovane avversario. Stanò la vergogna e l’avvolse in una palla di fuoco.
Eros continuò invano a scagliare frecce attingendo freneticamente all’inesauribile faretra. Si ostinava a diffondere amore ma con risultati sempre più scarsi. Alla fine si diede per vinto e si rassegnò a proseguire stancamente soltanto perché non sapeva fare altro, mentre Ares, trionfante, si adoperava a mutare in avversione, odio e vendetta il sentimento che nasceva nei cuori trafitti dal giovanetto. Qualche volta prendeva tempo divertendosi a far credere che l’amore fosse eterno al solo scopo di dilettarsi maggiormente del proprio potere.
L’umanità liberata dalla vergogna scopri che poteva violare impunemente ogni altra regola che si era data, trovò anzi affascinante contravvenire a ciascuna di esse e ne inventò di nuove per moltiplicare il godimento. Nessuno ebbe più vergogna di nulla. L’Olimpo continuò a divertirsi e gli uomini si convinsero che per avvicinarsi agli dei dovessero imitarli.
Atena la sapeva lunga, non per niente era nata dalla testa di Zeus. Per suo merito Ares aveva raggiunto facilmente il suo scopo. Da allora l’umanità visse senza rossore. Tranne quello di chi, senza sapersene spiegare la ragione, s’imbatte accidentalmente nelle ceneri lasciate dall’antico falò consumato negli spazi.

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