il Libro

parte II - capitolo LVI


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Nel preciso istante in cui si baciarono il campanone del duomo di San Matteo, proprio sopra di loro, ruppe il silenzio notturno con rintocchi solenni che riempirono l'aria di profonde vibrazioni. Il suono, facendosi complice dell'oscurità, li avvolse in un isolamento nel quale esisteva soltanto la loro emozione.
Il bacio era morbido, scevro di veemenza. Al primo contatto le labbra avevano avuto un leggero fremito per poi dischiudersi dolcemente ad assaporarsi con un abbandono che aveva fermato il tempo.
Si staccarono cercandosi gli occhi come a interrogarsi a vicenda per una risposta della quale nessuno dei due aveva bisogno. Il diaframma era saltato, la tenerezza che li pervadeva aveva confermato a entrambi che l'attesa dell'amore si era conclusa.
Erano trascorsi alcuni giorni da quando Federico aveva rotto gli indugi aprendole il proprio animo, con studiata frivolezza per evitare suggestioni emotive che stimolassero lui o l'altra a esprimere più del vero. E infatti Luciana aveva assentito quasi tacendo, affidando al sorriso tranquillo il compito di manifestare con semplicità il proprio appagamento.
Egli non aveva tentato effusioni e lei non aveva avuto l'aria di sollecitarle. Nei giorni successivi avevano approfondito la propria confidenza con naturalezza e Luciana aveva parlato del suo rapporto con il giovane reduce senza ritrosia né evidenti rimpianti:
«Era un giovane disinvolto, molto piacente, che mi faceva inorgoglire agli occhi delle mie compagne quando veniva ad attendermi all'uscita dalla scuola.»
Gli aveva mostrato spontaneamente una fotografia e alcune lettere ricevute da Roma, distruggendole senza esitazione dopo che Federico si era espressamente astenuto dal guardarle.
«Non abbiamo avuto una vera intimità. A me bastava il piacere di essere stata scelta, e lui mi ha desiderata, anche esplicitamente, senza però fare mistero del suo rapporto con una ragazza che abitualmente si accompagnava ai militari stranieri. Forse era una sua astuzia per tentarmi.» Aveva anche accennato ad altre sue esperienze: «Dopo che quella storia è finita a causa della lontananza, ho accettato le attenzioni di due corteggiatori. Ma con il primo è finita ancora prima di cominciare, e con il secondo ho troncato appena mi ha proposto di concederci qualche momento dì libertà a casa sua. Del resto, non so neanche perché mi ci ero messa, il colorito acceso del suo volto non mi piaceva e i suoi baci mi procuravano fastidio.»
Federico non ebbe bisogno di dire di sé. Scoprì che lei sapeva già quasi tutto, evidentemente informata dalla sorella. Sapeva di Esperia, di Nonna, di Licia, di tante altre e anche di qualche rapporto meno sentimentale come quello con Marianna. Ignorava la vita che egli aveva condotto a Roma soltanto perché, quasi a rimuoverla dai propri ricordi, egli ne aveva parlato pochissimo in famiglia.
La femminilità di Luciana era stupefacente.
(...)